LIVORNO. Siamo allo sprint finale. 4 partite in 13 giorni, domenica Roma in casa, poi la trasferta a Biella, Trieste in via Allende e la chiusura il 27, a Pesaro. La Mabo vuole indossare i panni di Cipollini, mettersi la criniera del Re Leone, dominare la volata salvezza. Ci vuole testa, tanto cuore, ci vuole anche fiato, gambe leste, pronte a difendere su avversari come Carlton Myers o Melvin Booker, come Beric, Erdmann o Mazique. Pronte a volare in contropiede, ad arrivare nei finali punto a punto con la mente lucida, i polmoni pieni di ossigeno, i polpacci che non tremano.
Dopo i cinque kappaò consecutivi, dopo le debaclè con Benetton e Adecco, la domanda nasce spontanea: Livorno come sta? É un problema fisico, mentale, tecnico o tattico? O un frullato di problemi? «Io credo che abbiamo avuto soprattutto un grosso calo di tensione - dice Giustino Danesi, lo scienziato delle gambe amaranto -. Il periodo positivo, le 3 vittorie in 4 partite, possono averci fatto rilassare, probabilmente c'è stato uno scadimento delle nostre energie nervose, abbiamo sbagliato l'approccio alla gara con Avellino e da lì siamo crollati».
A livello atletico la squadra come sta?
«Abbiamo lavorato tanto dall'inizio dell'anno, stiamo bene. Basta pensare alla prestazione di Cantù, dove siamo apparsi vivi atleticamente, forse con un giro in più nel motore anche rispetto all'Oregon. Non è possibile crollare in questo modo in dieci giorni, è per forza una questione mentale».
C'è un lavoro specifico in vista dello sprint finale?
«No. Nella prima parte della stagione abbiamo puntato più sulla quantità, da un po' invece abbiamo abbassato i carichi di lavoro e guardato alla qualità. Stiamo ritoccando qualcosa, ma sono solo piccoli richiami. Questo è il momento in cui si raccoglie quanto è stato fatto durante l'anno. É per questo che sono fiducioso. Dovremo dar fondo a tutte le energie nervose, quelle più difficili da gestire nel finale di stagione. Ma la cosa è fattibile, quando non ci sono problemi fisici come nel nostro caso».
Guardiamo ai singoli: l'uomo decisivo e quello più in palla del roster...
«Faccio due nomi: Elliott e Santarossa. Rodney sta bene, ha da dare ancora molto, contro Roma suonerà la carica. Walter invece è il più in forma, ha lavorato tanto e a testa bassa. Atleticamente può stare in campo 30-35' e difendere duro, saltare, strappare rimbalzi».
Notiziario. Ieri allenamento al completo. Oggi si replica, ma in via Pera anzichè al palazzo.
Giulio Corsi
Dopo i cinque kappaò consecutivi, dopo le debaclè con Benetton e Adecco, la domanda nasce spontanea: Livorno come sta? É un problema fisico, mentale, tecnico o tattico? O un frullato di problemi? «Io credo che abbiamo avuto soprattutto un grosso calo di tensione - dice Giustino Danesi, lo scienziato delle gambe amaranto -. Il periodo positivo, le 3 vittorie in 4 partite, possono averci fatto rilassare, probabilmente c'è stato uno scadimento delle nostre energie nervose, abbiamo sbagliato l'approccio alla gara con Avellino e da lì siamo crollati».
A livello atletico la squadra come sta?
«Abbiamo lavorato tanto dall'inizio dell'anno, stiamo bene. Basta pensare alla prestazione di Cantù, dove siamo apparsi vivi atleticamente, forse con un giro in più nel motore anche rispetto all'Oregon. Non è possibile crollare in questo modo in dieci giorni, è per forza una questione mentale».
C'è un lavoro specifico in vista dello sprint finale?
«No. Nella prima parte della stagione abbiamo puntato più sulla quantità, da un po' invece abbiamo abbassato i carichi di lavoro e guardato alla qualità. Stiamo ritoccando qualcosa, ma sono solo piccoli richiami. Questo è il momento in cui si raccoglie quanto è stato fatto durante l'anno. É per questo che sono fiducioso. Dovremo dar fondo a tutte le energie nervose, quelle più difficili da gestire nel finale di stagione. Ma la cosa è fattibile, quando non ci sono problemi fisici come nel nostro caso».
Guardiamo ai singoli: l'uomo decisivo e quello più in palla del roster...
«Faccio due nomi: Elliott e Santarossa. Rodney sta bene, ha da dare ancora molto, contro Roma suonerà la carica. Walter invece è il più in forma, ha lavorato tanto e a testa bassa. Atleticamente può stare in campo 30-35' e difendere duro, saltare, strappare rimbalzi».
Notiziario. Ieri allenamento al completo. Oggi si replica, ma in via Pera anzichè al palazzo.
Giulio Corsi