PESARO — I latini la chiamavano humana pìetas. E' quello che è successo l'altra sera al palasport quando dalle mani di Beric è uscito quel morente tiro da tre che dopo aver navigato brevente nell'aria, è terminato sul parquet.
Un mezzo brusio si è sollevato dagli spalti. Poi la disperazione del giocatore, il suo rannicchiarsi in mezzo al campo, afflitto. Lo sguardo, prima attonito del pubblico che ha seguito la scena. Quindi l'humana pìetas, l'applauso rincuorante, l'acquisizione quasi collettiva di un dramma tecnico e umano.
Quello che è successo l'altra sera al palasport non trova appoggi nelle memoria, sicuramente cestistica, di questa città. Casi analoghi non ne escono dai racconti, casi simili non zampillano dalla memoria. Anzi. Il passato riporta a galla solo episodi di un pubblico feroce, mai disposto a perdonare, sempre disposto a criticare, spalancando davanti alla faccia dei giocatori - così come degli allenatori - il sarcasmo, i «mosconi», le scritte sui muri. Insomma una sorta d'espulsione sociale che decretava e preannunciava la cacciata dell'infedele dal cuore del basket. Chi terminava nel gorgo era 'battezzato', finito, sepolto. Con Beric non è successo questo. E' accaduto qualcosa di totalmente diverso. Il pubblico si è comportato come la Madonna che accoglie nel suo grembo Gesù. La Pietà.
Quel tiro-dramma poteva generare qualsiasi legittima reazione, invece questo pubblico che appare sempre più debolmente legato al cordone ombelicale cittadino di questo sport, è stato bellissimo. Pesaro, il suo pubblico, l'altra sera hanno scritto una nuova, particolare, pagina nella storia cittadina di questo sport.
Maurizio Gennari
Un mezzo brusio si è sollevato dagli spalti. Poi la disperazione del giocatore, il suo rannicchiarsi in mezzo al campo, afflitto. Lo sguardo, prima attonito del pubblico che ha seguito la scena. Quindi l'humana pìetas, l'applauso rincuorante, l'acquisizione quasi collettiva di un dramma tecnico e umano.
Quello che è successo l'altra sera al palasport non trova appoggi nelle memoria, sicuramente cestistica, di questa città. Casi analoghi non ne escono dai racconti, casi simili non zampillano dalla memoria. Anzi. Il passato riporta a galla solo episodi di un pubblico feroce, mai disposto a perdonare, sempre disposto a criticare, spalancando davanti alla faccia dei giocatori - così come degli allenatori - il sarcasmo, i «mosconi», le scritte sui muri. Insomma una sorta d'espulsione sociale che decretava e preannunciava la cacciata dell'infedele dal cuore del basket. Chi terminava nel gorgo era 'battezzato', finito, sepolto. Con Beric non è successo questo. E' accaduto qualcosa di totalmente diverso. Il pubblico si è comportato come la Madonna che accoglie nel suo grembo Gesù. La Pietà.
Quel tiro-dramma poteva generare qualsiasi legittima reazione, invece questo pubblico che appare sempre più debolmente legato al cordone ombelicale cittadino di questo sport, è stato bellissimo. Pesaro, il suo pubblico, l'altra sera hanno scritto una nuova, particolare, pagina nella storia cittadina di questo sport.
Maurizio Gennari
Fonte: Il Resto del Carlino