REGGIO CALABRIA – Gioia supplementare. Anzi doppia gioia supplementare. Per una Viola che pareva non avesse proprio fretta di finire l'incontro contro una un'ottima squadra come la Lauretana Biella. Due volte, infatti, la Viola poteva chiudere l'incontro a suo favore e per due volte si è fatta riacchiappare dalle bombe di Niccolai. Ma tutto è bene quel che finisce bene e Montecchia si merita anche una statua per quel che ha fatto in una partita in cui ha dovuto cantare e portare la croce. Ma adesso la salvezza è davvero a una vittoria di distanza e il delirio scatenatosi al “Pentimele” quando la bomba scagliata da Montecchia ha finto la sua parabola in fondo alla retina biellese è stato un tuffo al cuore. Applausi a scena aperta. E giocatori richiamati in campo, come i grandi attori in teatro, per un bis di ovazioni testimoniano il ritrovato feeling tra squadra, società e città. Con i tifosi in mezzo al campo a stringere in un unico grande abbraccio i giocatori, il coach e il presidente Silipo. Mancava solo il g.m. Barrile, ma il buon Giuse “soffre” queste emozioni e seguendo quella parabola altissima uscita dalle mani di Montecchia e alla quale erano legate le speranze della Viola sarà invecchiato di molti anni.
LA CRONACA. Il taccuino è zeppo di appunti che si fa fatica a scegliere gli episodi salienti di una partita che sembrava scritta da un genio del thriller. E allora saltiamo a piè pari i primi due quarti in cui la Viola sonnecchiava e Biella manteneva il controllo delle operazioni del gioco. Merita però un accenno il primo quarto da undici punti di Montecchia con cui teneva la Viola a contatto con i piemontesi che potevano contare sulla versatilità di Michael Batiste e sulle invenzioni di Belcher e Dixon. Anzi durante il primo quarto si sono potuti godere due minuti in cui sembrava di essere ai bordi di un playground di New York City in cui si poteva gustare l'uno-contro-uno tra Montecchia e Dixon che si sono sfidati in un duello bellissimo in cui gli altri quattro erano semplici spettatori. Tuttavia, il bello doveva ancora venire. Infatti, il terzo quarto cominciava con la Viola in ritardo di nove punti, ma era solo un dettaglio perché Delfino si svegliava e diventava il padrone della partita. Realizzava otto punti ma erano la parte meno importante di quello che il gaucho combinava sul campo: difesa, recuperi, assist, contropiede e una stoppata siderale che dava il via a un parziale di 30-13 che metteva la partita sui binari giusti (68-60). Il più sembrava fatto, ma nel quarto quarto la Viola si “dimenticava” di segnare e consentiva ai biellesi di tornare in partita. Piano piano, canestro dopo canestro. I reggini non trovavano più il canestro avversario e in cinque minuti ricucivano lo strappo (68-67). Delfino reagiva e ridava slancio ai reggini e quando Williams segnava il 78-73 a 35” dalla sirena il “Pentimele” cantava di gioia. Biella, invece non mollava. Lacey segnava due canestri consecutivi, Eubanks perdeva un pallone e Biella si ritrovava sul 78-77. Delfino faceva 2/2 dalla lunetta ma Niccolai centrava la bomba che rimandava il verdetto ai supplementari. Nel primo overtime, Eubanks pareva trovare i canestri della tranquillità ma Biella reagiva con una zona 3-2 e a suon di bombe con Batiste, Dixon e Niccolai. Williams compilava tre sciocchezze consecutive in attacco e dopo cinque minuti di lotta il punteggio era ancora inchiodato sul 92-92. Altro giro, altra corsa. Zorzi metteva assieme Eze e Tomidy sotto canestro e i due lunghi producevano sei punti. Al resto pensavano Eubanks e Montecchia che segnava la bomba che metteva d'accordo tutti. E come diceva il piccolo saggio cinese amico di Nick Carter: «Tutto è bene quel che finisce. E l'ultimo chiuda la porta».
Piero Gaeta
LA CRONACA. Il taccuino è zeppo di appunti che si fa fatica a scegliere gli episodi salienti di una partita che sembrava scritta da un genio del thriller. E allora saltiamo a piè pari i primi due quarti in cui la Viola sonnecchiava e Biella manteneva il controllo delle operazioni del gioco. Merita però un accenno il primo quarto da undici punti di Montecchia con cui teneva la Viola a contatto con i piemontesi che potevano contare sulla versatilità di Michael Batiste e sulle invenzioni di Belcher e Dixon. Anzi durante il primo quarto si sono potuti godere due minuti in cui sembrava di essere ai bordi di un playground di New York City in cui si poteva gustare l'uno-contro-uno tra Montecchia e Dixon che si sono sfidati in un duello bellissimo in cui gli altri quattro erano semplici spettatori. Tuttavia, il bello doveva ancora venire. Infatti, il terzo quarto cominciava con la Viola in ritardo di nove punti, ma era solo un dettaglio perché Delfino si svegliava e diventava il padrone della partita. Realizzava otto punti ma erano la parte meno importante di quello che il gaucho combinava sul campo: difesa, recuperi, assist, contropiede e una stoppata siderale che dava il via a un parziale di 30-13 che metteva la partita sui binari giusti (68-60). Il più sembrava fatto, ma nel quarto quarto la Viola si “dimenticava” di segnare e consentiva ai biellesi di tornare in partita. Piano piano, canestro dopo canestro. I reggini non trovavano più il canestro avversario e in cinque minuti ricucivano lo strappo (68-67). Delfino reagiva e ridava slancio ai reggini e quando Williams segnava il 78-73 a 35” dalla sirena il “Pentimele” cantava di gioia. Biella, invece non mollava. Lacey segnava due canestri consecutivi, Eubanks perdeva un pallone e Biella si ritrovava sul 78-77. Delfino faceva 2/2 dalla lunetta ma Niccolai centrava la bomba che rimandava il verdetto ai supplementari. Nel primo overtime, Eubanks pareva trovare i canestri della tranquillità ma Biella reagiva con una zona 3-2 e a suon di bombe con Batiste, Dixon e Niccolai. Williams compilava tre sciocchezze consecutive in attacco e dopo cinque minuti di lotta il punteggio era ancora inchiodato sul 92-92. Altro giro, altra corsa. Zorzi metteva assieme Eze e Tomidy sotto canestro e i due lunghi producevano sei punti. Al resto pensavano Eubanks e Montecchia che segnava la bomba che metteva d'accordo tutti. E come diceva il piccolo saggio cinese amico di Nick Carter: «Tutto è bene quel che finisce. E l'ultimo chiuda la porta».
Piero Gaeta