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Euro corsara nel segno di Boni

L'appello di Super Mario: «La città si riavvicini alla squadra»

ROSETO. Il primo successo esterno stagionale di Roseto, che ha interrotto un digiuno che durava dal 6 gennaio 2001, ha il volto burbero e gli occhi intensi di Mario Boni. Il capitano dell'Euro, l'uomo che più di ogni altro incarna quello spirito guerriero invocato dalla tifoseria, ma anche uno che al basket ha dato sicuramente più di quello che ha ricevuto.
Super Mario, infatti, al contrario dei vari Riva, Pozzecco, Myers e Meneghin, non solo non prende un applauso uno in palasport diversi da quelli di Roseto o Montecatini, ma viene puntualmente fatto oggetto di cori irriverenti.
Per tutta risposta il bomber di Codogno ha sempre fatto proprio il motto "molti nemici molto onore", trovando la massima esaltazione (ed ispirazione) nei frangenti decisivi e quando il campo di gioco assomiglia ad una arena. Al PalaCattani di Faenza è andato in scena l'ennesimo capolavoro di uno che non smetterà mai di stupire: negli ultimi tre minuti e mezzo, infatti, sul punteggio di 72-72, Boni ha segnato 11 punti con 2/2 nelle triple, 5/6 dalla lunetta e tre falli presi, di cui due antisportivi e uno sfondamento. E l'immagine finale di lui al centro del campo con l'indice sinistro alzato verso la zona occupata dai tifosi rosetani resterà tra le cose più belle di un successo, quello ottenuto dall'Euro sul campo della Fillattice Imola, liberatorio: «Volevo ringraziare quei ragazzi che non hanno mai perso la speranza, che ci sono sempre stati vicini», dice Boni, «e vorrei anche che quel gesto fosse l'inizio di un riavvicinamento della città alla squadra. A tal proposito spero che la società possa varare delle iniziative speciali per favorire l'afflusso di gente al palazzetto in occasione delle prossime gare interne».
Qual è stato lo spirito guida di Boni in quell'ultimo quarto, in cui ha segnato 15 punti in 10 minuti? «Stavo bene innanzitutto», prosegue il capitano, «e sentivo che dopo l'uscita di Gilmore per falli dovevo prendermi la maggior parte delle responsabilità. Non ci stavo a perdere un'altra volta! Sono stato molto contento anche per Ruggiero, che è stato bravissimo a tenere il campo e al quale mi lega un rapporto che va al di là di quello che c'è tra compagni di squadra». A fine partita ha citato una frase tratta dall'ultimo film di Ligabue, come mai? «Mi verrebbe da dire perché è interista come me ma non è per questo», sorride Super Mario. «Ho visto due volte il film "Da zero a dieci", parla della generazione dei quarantenni, la mia. Alla mia età qualche volta ti viene il dubbio di essere già passato senza che gli altri se ne accorgessero. Bene, domenica ho in qualche modo dimostrato che sto ancora passando, anzi, stiamo ancora passando noi quarantenni ultimi romantici».
Giorgio Pomponi
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