LIVORNO — Sua maestà Carlton Myers deve avere un conto in sospeso con la Mabo: 77 punti in due partite e un 16/25 globale da tre punti che ucciderebbero una corazzata.
Figuriamoci la Mabo di questi tempi. Come se non bastasse, anche Jerome Allen ha tirato fuori dal cilindro una prestazione monstre: i due, all'intervallo lungo, avevano segnato un punto in meno di tutta la Mabo messa insieme (37 a 38). Luca Banchi, con volto cereo ed espressione sconsolata va subito a toccare il tasto dolente di questa partita sciagurata, ovvero il Signore degli anelli.
«L'inizio mi era sembrato promettente, ma alle prime scorribande offensive di Myers co siamo sfaldati,-analizza il coach- e non abbiamo avuto la personalità per reagire. Il nostro tiro (43% dal campo) non ci sostiene ed in difesa facciamo fatica a trovare accoppiamenti idonei e ad offrire una zona plausibile». Il condottiero di una Mabo alla deriva non cerca scusanti: «Continuiamo a non avere reazione, non c'è personalità: adesso non resta che fare sei punti in queste tre partite, solo così possiamo sperare di salvarci». Il fatto è che dopo la vittoria con Reggio Calabria sembra esserci stato un calo di tensione:«In effetti — spiega Banchi — è un periodo che non giochiamo come sappiamo, ma anche Imola sembrava defunta ed ora è in ripresa. Potessi giocherei io ma il mio compito è quello di motivare la squadra e portarla alla vittoria domenica prossima». Adesso la corsa alla salvezza diventa problematica: «Verona è la squadra che insieme alla nostra è in un periodo difficile, avendo vinto solo una volta nel girone di ritorno. Ripeto, chi si era fatto una tabella di marcia per la corsa alla salvezza la può anche stracciare: noi abbiamo il dovere di fare sei punti nelle prossime tre partite».
Coach Caja, invece, analizza con serenità la marcia trionfale dei suoi: «Ottima partita contro una Mabo che non ha demeritato. Siamo stati bravi a trovare sempre dei tiri puliti. Noi abbiamo recuperato Handgloten e Myers e siamo in un buon periodo. La salvezza? Per blasone, squadra e pubblico Livorno si merita la serie A, ma ci vuole anche un pizzico di fortuna».
Andrea Pagani
Figuriamoci la Mabo di questi tempi. Come se non bastasse, anche Jerome Allen ha tirato fuori dal cilindro una prestazione monstre: i due, all'intervallo lungo, avevano segnato un punto in meno di tutta la Mabo messa insieme (37 a 38). Luca Banchi, con volto cereo ed espressione sconsolata va subito a toccare il tasto dolente di questa partita sciagurata, ovvero il Signore degli anelli.
«L'inizio mi era sembrato promettente, ma alle prime scorribande offensive di Myers co siamo sfaldati,-analizza il coach- e non abbiamo avuto la personalità per reagire. Il nostro tiro (43% dal campo) non ci sostiene ed in difesa facciamo fatica a trovare accoppiamenti idonei e ad offrire una zona plausibile». Il condottiero di una Mabo alla deriva non cerca scusanti: «Continuiamo a non avere reazione, non c'è personalità: adesso non resta che fare sei punti in queste tre partite, solo così possiamo sperare di salvarci». Il fatto è che dopo la vittoria con Reggio Calabria sembra esserci stato un calo di tensione:«In effetti — spiega Banchi — è un periodo che non giochiamo come sappiamo, ma anche Imola sembrava defunta ed ora è in ripresa. Potessi giocherei io ma il mio compito è quello di motivare la squadra e portarla alla vittoria domenica prossima». Adesso la corsa alla salvezza diventa problematica: «Verona è la squadra che insieme alla nostra è in un periodo difficile, avendo vinto solo una volta nel girone di ritorno. Ripeto, chi si era fatto una tabella di marcia per la corsa alla salvezza la può anche stracciare: noi abbiamo il dovere di fare sei punti nelle prossime tre partite».
Coach Caja, invece, analizza con serenità la marcia trionfale dei suoi: «Ottima partita contro una Mabo che non ha demeritato. Siamo stati bravi a trovare sempre dei tiri puliti. Noi abbiamo recuperato Handgloten e Myers e siamo in un buon periodo. La salvezza? Per blasone, squadra e pubblico Livorno si merita la serie A, ma ci vuole anche un pizzico di fortuna».
Andrea Pagani