SIENA - In bocca al lupo, Mens Sana. Questa mattina la squadra di Ergin Ataman, i dirigenti e lo staff tecnico prendono un volo per Israele, con l’amarezza per il sacrosanto spostamento di campo negato, ma anche con la consapevolezza che la finalissima di Lione è a portata di mano. Per avvicinarsi a una delle promesse estive del coach (“Sono qua per vincere la Saporta e per fare la finale scudetto” aveva garantito, tra l’incredulità generale, l’imperatore di viale Sclavo nei mesi più caldi) basterà gestire il vantaggio di 29 punti accumulato nel primo round con l’Hapoel Gerusalemme. Un compito alla portata dei biancoverdi, se sapranno esprimersi ai livelli messi in vetrina martedì scorso al cospetto dell’Hapoel. La Montepaschi che ha traballato sabato in casa con Verona, invece, potrebbe regalare qualche brivido imprevisto alle coronarie del clan mensanino e dei tifosi, che potranno solo trepidare in attesa di notizie dal Televideo.
Il risultato conquistato contro la Muller, comunque, ha permesso a Siena di operare il sorpasso sulla Oregon e di collocarsi sul quarto gradino della massima serie a 3 giornate dal termine. Al di là del gioco poco brillante espresso, questo è un dato di fatto da non sottovalutare, come conferma Roberto Chiacig, migliore in campo ancora una volta. “Anche se abbiamo faticato più del previsto - spiega il pivot, - contro Verona abbiamo conquistato 2 punti importanti. Per il momento siamo davanti a Cantù, adesso cercheremo di mantenere questa posizione fino al termine della stagione regolare. Per riuscirci, dovremo vincere almeno una delle due trasferte impegnative che ci attendono, prima a Bologna con la Kinder e poi a Treviso. Siamo ancora in corsa e intendiamo giocare tutte le nostre carte”.
Cantù ha una calendario più facile, ma sa di dover vincere una partita in più di voi. Chi sta messo meglio, allora, per questa volata?
“Non è del tutto vero che l’Oregon ha impegni più abbordabili, dal momento che deve andare a Roma, dove è difficile imporsi. Vedremo se gli uomini di Sacripanti avranno i nervi saldi per mantenere la posizione o se magari cederanno nel finale”.
Prima di tornare a pensare al campionato, però, c’è la semifinale di ritorno di Saporta con Gerusalemme, da disputare a Tel Aviv. Come capitano della Mens Sana, che giudizio dai sulla decisione della Fiba di non spostare la partita da Israele?
“Se la Federazione europea ha preso una simile decisione, sarà anche pronta a prendersi le eventuali responsabilità. Speriamo che non succeda niente, ma non è una situazione facile. Non capisco come si possa fare una scelta di questo genere con tanta tranquillità, nessuno può essere sicuro al 100% che non ci siano rischi in una zona dove ogni giorno la gente muore. Se accade qualcosa, chi ne risponde? A quel punto è troppo tardi”.
Quindi la squadra non è tranquilla?
“Sappiamo che, al 99%, non succederà niente, però c’è sempre una componente di casualità che non ci lascia proprio sereni. Partiamo tranquilli, ma chiaramente abbiamo un po’ di paura”.
Il coach Ergin Ataman cerca invece di stemperare le tensioni provando a concentrarsi solo sull’aspetto sportivo dell’evento che va in scena domani. “Non dovremo scendere in campo pensando al +29, ma ripartire da 0-0. Siamo chiamati a fare la nostra partita, come se niente fosse. Speriamo che tutto vada bene, in modo da tornare a Siena con la conquista della finale di Lione. La squadra non ha alcun problema di tipo psicologico per l’ambiente che troveremo in Israele, i miei ragazzi partono con lo spirito di andare a giocare a pallacanestro e basta”.
Marco De Candia
Il risultato conquistato contro la Muller, comunque, ha permesso a Siena di operare il sorpasso sulla Oregon e di collocarsi sul quarto gradino della massima serie a 3 giornate dal termine. Al di là del gioco poco brillante espresso, questo è un dato di fatto da non sottovalutare, come conferma Roberto Chiacig, migliore in campo ancora una volta. “Anche se abbiamo faticato più del previsto - spiega il pivot, - contro Verona abbiamo conquistato 2 punti importanti. Per il momento siamo davanti a Cantù, adesso cercheremo di mantenere questa posizione fino al termine della stagione regolare. Per riuscirci, dovremo vincere almeno una delle due trasferte impegnative che ci attendono, prima a Bologna con la Kinder e poi a Treviso. Siamo ancora in corsa e intendiamo giocare tutte le nostre carte”.
Cantù ha una calendario più facile, ma sa di dover vincere una partita in più di voi. Chi sta messo meglio, allora, per questa volata?
“Non è del tutto vero che l’Oregon ha impegni più abbordabili, dal momento che deve andare a Roma, dove è difficile imporsi. Vedremo se gli uomini di Sacripanti avranno i nervi saldi per mantenere la posizione o se magari cederanno nel finale”.
Prima di tornare a pensare al campionato, però, c’è la semifinale di ritorno di Saporta con Gerusalemme, da disputare a Tel Aviv. Come capitano della Mens Sana, che giudizio dai sulla decisione della Fiba di non spostare la partita da Israele?
“Se la Federazione europea ha preso una simile decisione, sarà anche pronta a prendersi le eventuali responsabilità. Speriamo che non succeda niente, ma non è una situazione facile. Non capisco come si possa fare una scelta di questo genere con tanta tranquillità, nessuno può essere sicuro al 100% che non ci siano rischi in una zona dove ogni giorno la gente muore. Se accade qualcosa, chi ne risponde? A quel punto è troppo tardi”.
Quindi la squadra non è tranquilla?
“Sappiamo che, al 99%, non succederà niente, però c’è sempre una componente di casualità che non ci lascia proprio sereni. Partiamo tranquilli, ma chiaramente abbiamo un po’ di paura”.
Il coach Ergin Ataman cerca invece di stemperare le tensioni provando a concentrarsi solo sull’aspetto sportivo dell’evento che va in scena domani. “Non dovremo scendere in campo pensando al +29, ma ripartire da 0-0. Siamo chiamati a fare la nostra partita, come se niente fosse. Speriamo che tutto vada bene, in modo da tornare a Siena con la conquista della finale di Lione. La squadra non ha alcun problema di tipo psicologico per l’ambiente che troveremo in Israele, i miei ragazzi partono con lo spirito di andare a giocare a pallacanestro e basta”.
Marco De Candia