Nella giornata dell’annuncio del nuovo giocatore USA, Tony Mitchell, la Red October Pallacanestro Cantù ha presentato nella propria sede l’allenatore russo Evgeny Pashutin, head coach della prima squadra per la stagione sportiva 2018-2019. Presentato alla stampa nella tarda mattinata odierna, l’ex tecnico tra le altre di CSKA Mosca e Unics Kazan ha così commentato il suo nuovo incarico: «Ringrazio il proprietario Dmitry Gerasimenko per avermi invitato ad allenare un club così prestigioso come la Pallacanestro Cantù, un team con una grande storia internazionale e con una bacheca ricca di trofei. Sono onorato di poter lavorare in una società che è ammirata da sempre in tutta Europa per il suo illustre passato. Cantù è un posto dove si mastica basket di alto livello, per questo darò il massimo per riportare il club al top. Non sarà facile e non voglio fare promesse ma una cosa mi sento di poterla promettere: darò tutto me stesso fin da subito, metterò il cuore in campo, a partire dal Qualification Round di Basketball Champions League, così come in campionato».
SQUADRA «Il roster non viene considerato all’altezza dalla stampa? Credo che il talento non manchi, abbiamo assemblato una squadra atletica, veloce, con tanti punti nelle mani e con individualità forti, proprio per questo non sarà semplice ma i giocatori li ho visti in palestra e posso dirvi che hanno tutti grandi motivazioni. Sono quasi tutti alla prima esperienza in Italia, come me del resto, quindi gli stimoli sono tanti. La squadra è fatta di giocatori universali: Frank Gaines può fare sia il play che la guardia, Gerry Blakes idem. Omar Calhoun sia il “due” che il “tre”. Shaheed Davis e Ike Udanoh fisicamente sono dei “quattro” ma in campo come “cinque” sanno farsi valere, ricordo che quest’ultimo lo scorso anno prendeva quasi 10 rimbalzi di media a partita in VTB League, un campionato con big di EuroLega. Sinceramente preferisco giocatori che possono ricoprire più ruoli, perché durante una stagione può succedere di tutto. Devo avere più soluzioni, anche in caso di infortuni devo avere diverse alternative».
FILOSOFIA «Assenza di stelle? Vengo da una scuola di pensiero molto particolare – ha raccontato Pashutin – in passato ho avuto come insegnanti coach Ettore Messina e Lele Molin, tra i migliori allenatori italiani. Messina puntava tutto sulla disciplina, sulla difesa e sul sacrificarsi per il compagno. Al CSKA Mosca non avevamo una sola stella, tutti dovevano farsi trovare pronti per aiutare la squadra. Questa è anche la mia filosofia: ad una star da 20 punti a partita, preferisco tanti giocatori coinvolti che piuttosto segnano meno punti ma che possono risolvere le partite. Con una star si danno dei punti di riferimento agli avversari, senza no, riuscendo così a sorprenderli».
ASPETTATIVE «Ci danno nella parte bassa della classifica nei power ranking? Non mi importa, anzi, meglio. Preferisco sorprendere e dimostrare tutto sul campo. Lo scorso anno sono arrivato a Saratov a dicembre, in una situazione difficile, la squadra andava molto male e perdeva le partite di tanti punti. Quando ho preso in mano il gruppo c’erano individualità molto forti, ognuno pensava soltanto a se stesso ed a segnare più punti del compagno, dando troppa importanza alle proprie statistiche. Ho cercato di cambiare mentalità e, nonostante avessimo il budget più basso della VTB, abbiamo chiuso la regular season al quinto posto, davanti al Khimki che disputava l’EuroLega. I risultati si ottengono ragionando di squadra, è quello che vorrei portare a Cantù. Voglio una squadra di combattenti – ha concluso Pashutin -, tutti devono sacrificarsi per il compagno».