Intervista

Milano, alla scoperta di Christian Burns: 'L’età è solo un numero, io sono senza paure'

Milano, alla scoperta di Christian Burns: 'L’età è solo un numero, io sono senza paure'

La sua carriera cominciò su un prato verde di Trenton, nel New Jersey. Christian Burns era un attaccante e anche una relativamente modesta guardia della squadra di basket del suo liceo. Ma improvvisamente crebbe. Due, cinque, 12 centimetri… e si trasformò in un’ala forte con la tecnica di una guardia, relegò il calcio in un angolo e diventò un prospetto nel basket. La sua carriera, da Quinnipiac a Philadelphia (è stato giocatore dell’anno a livello nazionale in Division Two), è stata come dice lui un ottovolante con tanti inattesi cambi di direzione. Incluso quello che l’ha condotto in Nazionale e poi a diventare un giocatore di EuroLeague a 33 anni di età. E, se volete innervosirlo, menzionare l’età è il modo migliore per riuscirci. L’età è solo un numero, dice. Christian Burns si sente come se non fosse mai stato più forte o più preparato per questa sfida. Criticate, dubitate pure, dice, perché può incassare tutto e subire niente.
GLI INIZI – “E’ vero. Ero un giocatore di calcio. Un attaccante, ho giocato fino al mio anno da junior al liceo. Poi sono cresciuto circa 12 centimetri… In realtà, giocavo anche a basket, ma il calcio era il mio sport principale. Quando sono cresciuto, avevo ancora la mia tecnica da guardia e questo al liceo era un grande vantaggio. Allora le università hanno cominciato a venire a vedermi, a farmi offerto e ho deciso di smettere di giocare a calcio perché sapevo che sarei andato al college grazie al basket”.
ERI UNA GUARDIA? – “Sì, posso trattare la palla bene per la mia taglia. Penso di saperlo fare bene. Questo è stata di sicuro un vantaggio quando sono cresciuto”.
GLI ANNI DEL COLLEGE – “E’ curioso perché ho cominciato a giocare in Division One ma era una situazione strana, non ero felice, era molto difficile così me ne andai a giocare in Division Two dove sono stato allenato da un incredibile coach. Herb Magee è il suo nome. Ho migliorato la mia tecnica e ho giocato davvero molto molto bene, a Philadelphia”.
IL SOGNO NBA – “Sono successe tante cose nella mia carriera, la mia carriera è stata un ottovolante. Quando pensavo di essere sul punto di arrivare nella NBA, c’è stato il lockout. Poi quella stagione mentre ero in Israele mi sono infortunato al ginocchio e ho perso il resto della stagione. Quando ho recuperato sono venuto in Italia per giocare a Montegranaro”.
MONTEGRANARO – “E’ stato interessante, è stata una stagione molto difficile per i diversi problemi che abbiamo avuto con il club ma è stata anche una stagione di successo per noi, ho giocato sotto Charlie Recalcati, che è un grande allenatore, e ricordo che abbiamo anche vinto a Milano”.
LA MIGLIORE STAGIONE: L’ULTIMA? – “Penso di sì, penso di essere in un momento ideale della mia carriera, in cui posso ancora fare tutto al meglio, fisicamente non sono mai stato così forte. La situazione per me nell’ultima stagione era perfetta, penso di aver imparato tanto giocando per Ettore Messina in Nazionale. Ho imparato tanto, ad esempio come essere efficace sul campo anche senza palla, e mi sono concentrato forte sui rimbalzi”.
LA NAZIONALE – “Significa tutto per me, ha completamente cambiato ogni cosa. Non mi aspettavo di ottenere la convocazione. Quando Coach Messina ha chiamato, mi ha detto che voleva che venissi, mi allenassi e cercassi di prendere a calci qualcuno e provare a fare la squadra. E’ quello che ho fatto. Sono andato, mi sono allenato, è stato un training camp di due mese. E sono rimasto negli ultimi 12 e quando è successo è stato un grande giorno per me perché sono anche diventato un italiano vero per la Serie A”.
MILANO – “E’ un sogno che si realizza. Penso che il momento sia quello giusto per me, perché ho l’esperienza che serve, sono completamente maturato, posso accettare ogni critica, le critiche mi stimolano. Sono pronto per tutto questo. Loro sanno cosa avranno de me. Non ci sono equivoci. Porterò l’energia necessaria per aiutare la squadra a vincere”.
L’EUROLEAGUE A 33 ANNI – “Tutti parlano della mia età, ma io non so, l’età è solo un numero. Penso di essere migliore della maggior parte dei ragazzi di 25 anni che ci sono in giro. L’età non significa nulla per me. Sono felice di giocare in EuroLeague. Sarà una grande esperienza. Sono contento”.
IL GIOCATORE BURNS – “Non ho paura di niente. Ho energia. Forza. Voglia di vincere. Combatto. E soprattutto ho caratteristiche che mi permettono di giocare due ruoli. Posso combattere con i più grossi, posso marcare i 4, qualche volta posso marcare i 3, in definitiva posso marcare e giocare in differenti ruoli”.
LE ASPETTATIVE – “Abbiamo avuto una riunione con il coach riguardante gli obiettivi. Gli obiettivi sono incredibili e per me è già stupefacente averli questi obiettivi. Cercare di vincere i tre trofei della Serie A, cercare di andare il più lontano possibile in EuroLeague. Questo è quello a cui penso: aiutare la squadra a vincere il maggior numero di partite possibili, a stare insieme in qualunque circostanza”.

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