Voglia di vincere, spirito competitivo, esuberanza e passione “latina” in campo che davanti al microfono si trasformano in educato entusiasmo: il nazionale portoricano Gary Browne, nel presentarsi alla stampa, parla quasi sempre della squadra e quasi mai di sé stesso. “Perché i grandi giocatori”, dice, “diventano grandi per quello che vincono, non per le loro statistiche a referto”. La mentalità perfetta per diventare uno dei leader tecnici ed emotivi della Dolomiti Energia Trentino versione 2020-21.
«Siamo molto contenti di dare il benvenuto a Trento a Gary - ha dichiarato il presidente Luigi Longhi - lo abbiamo conosciuto lo scorso anno quando da avversario aveva giocato contro di noi due grandi partite: è un giocatore di grandi qualità, di indubbio talento, quando ho saputo del suo arrivo a Trento sono rimasto molto contento e impressionato. Complimenti a Rudy Gaddo e a Salvatore Trainotti per il grande lavoro in queste settimane per assemblare la squadra. Browne ha giocato per quattro anni al college per i Mountaineers, direi che circondato dalle montagne trentine può restare fedele ai suoi trascorsi di alto livello all’università di West Virginia».
«A questa squadra voglio portare leadership e cultura vincente - ha affermato Browne - cercherò di fare tutto il possibile per aiutare la squadra ad avere successo. Posso dare un contributo importante in attacco e in difesa, ma il mio primo obiettivo sarà aiutare i compagni ad avere buoni tiri, a sentirsi parte di un sistema, a tirare fuori il massimo del nostro potenziale di squadra in attacco e in difesa. Sono rimasto folgorato da Trento dallo scorso anno, quando sono venuto qui con il Darussafaka: il sistema di gioco di coach Brienza mi è subito sembrato perfetto per le mie caratteristiche, è un gioco dinamico che esalta le qualità degli esterni, la creatività, il ritmo alto; e poi la città è bellissima, l’organizzazione è seria e lavora davvero bene, con passione e visione. Lo dimostrano i risultati degli ultimi anni e la crescita del club a livello nazionale ed europeo. Ho parlato dell’Aquila con Aaron Craft e James Blackmon, entrambi hanno speso belle parole per il club e per l’allenatore. Credo sia il posto giusto per il mio gioco e per la mia carriera. Toto Forray? È bello averlo al mio fianco nel reparto esterni, non mi era ancora capitato da quando gioco in Europa di avere un compagno che parla come me lo spagnolo. C’è stata subito intesa, in campo e fuori, so che lui è un pezzo importante della storia di questo club e con me condivide la grande voglia di provare a vincere qualcosa con questi colori addosso».