Rassegna Stampa

Banco di Sardegna Sassari, l’addio di capitan Devecchi: “Io una delle ultime bandiere, qui ormai c’è tutta la mia vita e resterò ancora a lungo”

Il veterano è stato intervistato su "La Nuova Sardegna"

Jack Devecchi

Intervistato da Antonello Palmas su “La Nuova Sardegna”, Jack Devecchi ha parlato di come lui sia stato una delle ultime bandiere del basket italiano: “A furia di sentirmelo dire quasi ci credo… Diciamo di sì. Sono cresciuto ammirando le bandiere, i giocatori che oltre ciò che hanno dato sul campo hanno anche potuto dare qualcosa anche fuori. Ho avuto la fortuna di farne parte anche io e sicuramente ne vado fiero”.

Ad inizio carriera, nel 2006, Giacomo non aveva ovviamente idea di restare a lungo alla Dinamo: “Il mio pensiero era fare un anno e andare via. Ero in prestito dal Montegranaro per due anni, volevo dimostrare di essere anche io all'altezza, volevo crescere in A2 e tornare per giocarci in A, poi invece ho cambiato idea, ho sposato sempre più il progetto della Dinamo e in A ci sono arrivato con la maglia di Sassari, il resto è quello che sappiamo”.

Guardando indietro alla sua carriera quali flash vengono in mente all’ex capitano biancoblu? “Il ricordo più vivo è sicuramente la vittoria di quello scudetto, qualcosa di indescrivibile, ciò che hai sempre sognato da ragazzino si era avverato. E poi, non per importanza, l'applauso che mi è stato tributato da tutto il palazzetto dopo gara3 con Milano giovedì. Cose che restano in profondità”.

Lui ha giocato contro e con tanti idoli: “Tanti davvero, campioni che inizialmente vedevo in tv, e me li sono ritrovato da avversari: come Carlton Myers, un gradissimo che affrontai quando il Pesaro era in A2, marcarlo è stata un'esperienza importante. E mi sono trovato a giocare contro gente come Teodosic, Belinelli ex Nba, e anche Hines del Milano, considerato uno dei più grandi di sempre passati in Europa, ci giocammo contro nel 2010 in A2 quando era a Veroli nella finale per la A vinta dal Banco, me lo ritrovo contro nell'ultima gara della mia carriera, dopo che lui nel frattempo ha alzato diverse "Euroleghe", ci siamo salutati con rispetto e stima reciproci”.

Cosa lo ha fatto innamorare di Sassari? “Il legame che si è creato, i rapporti più intensi e veri sono qui. Quando arrivai eravamo in Legadue e quindi si era visti solo come dei ragazzi che giocavano a basket, non idoli. Così, vinta qualche diffidenza iniziale, c'è stato il tempo di far maturare rapporti importanti e… caldi, figuriamoci per me che arrivavo da Milano dove le relazioni sono un po' più fredde. Questo mi ha fatto decidere di restare qui a vita, perché qui c'è la mia vita”.

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