Americano con la A maiuscola, la cui carriera con qualche sacrificio sta decollando in modo eccellente, Rayjon Tucker è il tassello del centrocampo che la Virtus cercava: fame, consapevolezza e vissuto.
La fame di chi ha come obiettivo dichiarato quello di cominciare ad aprire la propria bacheca, la consapevolezza mai troppo celata verso un fisico importante, il vissuto di uno che, prima di figurare tra i protagonisti da noi, aveva girato mezzo mondo (America e Australia comprese) assaggiando qua e là pure l’NBA a Utah, Philadelphia, Denver e Milwaukee.
Da Venezia, spesso spalmato nelle prime due posizioni dello scacchiere, porta numeri non banali: 14.2 punti, 4.2 rimbalzi e 2 assist, soprattutto costruiti attaccando il ferro ma non solo, poiché i suoi 191cm e 95kg gli regalano anche tanto da lontano. Gli si chiederà ora di affrontare l’Eurolega da esame di maturità, o da test di ammissione, fra i big del continente. Il 59 che porta sulla canotta esce da profonde curve del suo vissuto, una di quelle storie che merita di essere raccontata.
A Philadelphia Tucker aveva il 9 e quello che lui definisce il “fratello” Terrence Clarke stava giocando in NCAA col 5. In quella stagione Clarke sarebbe stato draftato per l’NBA ma la sorte lo portò improvvisamente via in un incidente stradale. Da lì Rayjon decise quindi di unire i due numeri, optando per la combinazione 59 che era l’età in cui venne a mancare il nonno a cui era profondamente legato. Due cifre, due figure da ricordare.
Con loro nel cuore, oggi il quasi 27enne di Charlotte si definisce un leader, uno di quelli che porta energia e cerca di trasmetterla a compagni e pubblico.