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La scheda - Benjamin Bentil: la classe operaia dell’A|X Armani Exchange Milano in paradiso

Alla scoperta del lungo ghanese, una delle chiavi nello scacchiere di coach Messina

La scheda - Benjamin Bentil: la classe operaia dell’A|X Armani Exchange Milano in paradiso

Di Riccardo Crisci

I roster che vengono allestiti per puntare ai massimi obiettivi a cui una società potrebbe ambire nel panorama cestistico europeo si fondano sopra un concetto principale: l’equilibrio tecnico e mentale tra i tanti interpreti dal curriculum spesso di alto profilo di cui si comporrà.
Quando esso viene trovato e raggiunto, dal suo mantenimento lungo il tempo (anche attraverso più stagioni) deriva gran parte della continuità competitiva, e per intervenire in caso di imprevisto è richiesta una precisione ed una cura di livello chirurgico.

Prendiamo proprio il caso dell’A|X Armani Exchange Milano.

In estate apporta alcune modifiche al parco giocatori, avendo ben in mente il rapporto tra profilo tecnico ed umano con cui andare a correggere alcune posizioni rispetto alla stagione precedente.
La sensazione da subito è che quel famoso equilibrio sia stato raggiunto: l’identità fondata su applicazione difensiva e dedita al sacrificio singolo e collettivo appare rafforzata, c’è grande coinvolgimento di ogni pedina a disposizione in grado di esser al servizio della squadra con grande valorizzazione dei propri punti di forza per esprimersi al meglio, ed il lavoro dello staff di coach Ettore Messina inizia a pagare in tempo breve.

La bontà di questo lavoro d’equilibrio è ad esempio rappresentata dal coinvolgimento che mostra Dinos Mitoglou, giovane promessa del basket greco, che però ha subìto un importante infortunio al piede nel match di Eurolega a Kazan. Siamo a dicembre, e la scelta vira su un nome poco noto al pubblico, comparso in Eurolega per due stagioni in maglia Panathinaikos ma con minutaggi e responsabilità ridotte al minimo: si tratta del ghanese classe 1995 Ben Bentil, fino a quel momento impegnato in Turchia in maglia Bahcesehir Istanbul (futuri campioni in FIBA Europe Cup ai danni della UNAHOTELS Reggio Emilia).

PASSATO

Nasce in Ghana, precisamente a Sekondi-Takoradi, trasferendosi negli USA dopo esser stato notato da uno dei più forti giocatori ghanesi dell’epoca (Meme Falconer).

Trascorre due anni al college di Providence, migliorando le proprie statistiche sensibilmente da una stagione all’altra: i punti realizzati passano da 6.4 a 21.3, i rimbalzi da 4.9 a 7.7, mostrando significativi miglioramenti in tutti gli aspetti del gioco e rivelandosi un gran lavoratore, uno di quei ragazzi che il termine “comfort zone” neanche sa come si scriva.

Non ha chissà che talento specifico, eppure questo ragazzone dagli occhi intensi sempre fissi sull’obiettivo ma dal sorriso raggiante proprio di chi si gode ogni secondo di vita come una vera e propria benedizione, inizia ad attirare gli occhi su di sé, fino a venire scelto con la chiamata numero 51 dai Boston Celtics nel draft del 2016.

L’avventura nella massima Lega al mondo finisce presto senza riuscire a trovare quello spazio necessario per poter dimostrare il proprio valore, iniziando così a girovagare per il mondo.
Cina in un primo momento, poi Reims, Bilbao e quindi il biennio ad Atene sponda Panathinaikos grazie al quale inizia a far capire di poter esser un giocatore adatto ai piani alti del basket europeo.
Perché Ben Bentil, dicevamo, non ha chissà che talento specifico, ma è grosso, molto rapido per il ruolo, atletico nonostante il peso (205 cm per quasi 110kg), dotato di una mano molto educata sia per appoggi al tabellone sia per punire dalla distanza in situazioni di pick and pop e dagli scarichi, e soprattutto è un giocatore con margini di miglioramento, oltre che dotato di un’etica del lavoro tipica di chi sa di aver ricevuto un dono alla nascita che in pochi hanno e non intende sprecarlo.
“Ogni tanto ancora non so come sia possibile che dal Ghana oggi io sia all’Olimpia Milano” sarà una delle prime frasi che pronuncerà in sede di presentazione nel capoluogo lombardo.

CLASSE OPERAIA IN PARADISO

Neanche il tempo di ambientarsi che subito è tempo di debuttare il 3 dicembre in Eurolega, a Berlino contro l’ALBA.

Milano gioca nervosa, l’assenza di Mitoglou pesa negli equilibri di squadra da ritrovare, e complici le pessime percentuali al tiro esce sconfitta dalla O2 Arena per 81-76. In mezzo a tutto questo, però, i meneghini rientrano in Italia tenendosi stretto l’impatto del neoarrivato, che riesce a rendersi utile e farsi trovare subito pronto con ottima efficacia anche in pochi minuti: 9 totali per l’esattezza, conditi da altrettanti punti, 6 rimbalzi, con pochi errori e tanta concentrazione difensiva mettendo sempre il gruppo al primo posto. Insomma, il miglior biglietto da visita possibile di fronte a coach Ettore Messina.

Il riscatto per le “scarpette rosse” arriva prontamente nella giornata successiva contro il Monaco, ripartendo proprio da quell’identità difensiva che ormai caratterizza il gruppo milanese in maniera tanto netta quanto efficace (al termine della stagione sarà la miglior difesa dell’intero torneo): 65–71 il punteggio finale in trasferta, abilmente fermata uno delle squadre offensivamente più ricche di talento di tutta l’Eurolega, e per il nostro Ben i minuti passano da 9 a 22, a cui aggiunge 9 punti ma mostrando un impatto che va ben oltre le cifre: ancora una volta è il suo “farsi trovare pronto” a far restare piacevolmente stupito lo staff milanese, riuscendo sempre a riversare in campo quelle piccole cose fondamentali per la squadra senza mai dar l’impressione di anteporre l’io al noi. “Senza prezzo”, direbbe oggi qualcuno.

Aiuta abilmente in difesa grazie alla stazza unita ad un’impeccabile mobilità laterale e rapidità di piedi, caratteristica che gli consente di poter tenere il cambio con giocatori più piccoli e veloci riuscendo a contenere l’1vs1 frontale in maniera insospettabile, va forte a rimbalzo (sia difensivo che offensivo) e se chiamato in causa non rifiuta di prendersi importanti responsabilità: perché oltre al lavoro sporco, oltre alla mentalità da lavoratore e uomo squadra, sorprende la sua insospettabile dolcezza nei polpastrelli che gli consente di appoggiare al tabellone e soprattutto di rendersi pericoloso al tiro da tre costringendo le difese avversarie a non poterlo perdere di vista oltre la linea dei 6.75 (chiuderà la stagione con un ottimo 40.8% in Eurolega, 38.5% in Serie A). 
Il rapido quanto efficace inserimento del ghanese testimonia forse come mai prima la bontà del lavoro dello staff e della dirigenza milanese guidata da Ettore Messina primis e che ha sempre cercato di riportare una certa mentalità in grado di trasformarsi in identità ad ogni livello dell’organizzazione privilegiando una precisa selezione in termini di predisposizione umana prima ancora che meramente tecnica.

Ed il coronamento di questo nuovo corso va in scena l’11 gennaio 2022: l’Olimpia atterra in Spagna per sfidare a domicilio la corazzata Barcellona priva, oltre che del solito Mitoglou, anche di Datome. Ben Bentil resterà in campo 30 minuti partendo in quintetto titolare, alternando alla consueta duttilità offensiva una concentrazione difensiva maniacale e precisa su alcuni dei più forti lunghi del continente e rivelandosi determinante nel finale in marcatura di Nikola Mirotic, niente di meno che il futuro Mvp d’Eurolega.

Lo tiene in post basso, lo anticipa, lo marca stretto fuori dai tre punti impedendogli di sfruttare la propria micidiale partenza in palleggio a discapito della propria altezza: in altre parole, lo annulla.
Finisce 73-75 per l’A|X Armani Exchange Milano, e di questa folle partita che resterà per sempre nella storia del club milanese si ricorderà sempre l’impronta indelebile lasciata da questo ragazzo partito dal Ghana, arrivato ad esser il primo giocatore di sempre del proprio paese a calcare i campi Nba, ed oggi un elemento imprescindibile per gli equilibri di un gruppo che punta ai massimi obiettivi del basket europeo.

L'IMPATTO IN SERIE A

Se in Eurolega le cifre di Ben Bentil possono non impressionare di primo acchito senza render giustizia al grande lavoro non traducibile in numeri a referto, ben diversa la musica che si registra in Serie A, dove la stazza e la mobilità che riversa in campo si tramutano in un impatto più marcato: la stagione regolare è stata chiusa a 10,2 punti, 4,4 rimbalzi, 1,1 assist di media in 19 minuti in campo nelle 23 partite (tutte con partenza in quintetto titolare) disputate dal suo arrivo in Italia.

Il suo aiuto sarà a maggior ragione fondamentale per poter contenere un elemento di prima fascia europea come Tornik’e Shengelia, mobile e dinamico come davvero pochi altri lunghi in giro per l’Europa, o nel poter aiutare contro la stazza dell’MVP della stagione regolare di Eurocup, il centro Mouhammadou Jaiteh.

Un giocatore in grado di farsi trovare pronto e di riversare in campo il 110% di sé stesso per la causa comune che sia per pochi o tanti minuti, sempre con gli occhi intensi fissi sull’obiettivo ed il sorriso di chi si gode ogni secondo di un viaggio partito davvero dal basso, da lontano, e di cui intende godersi ogni singolo secondo, in un mix di incontenibile euforia e lucida concentrazione.
Una questione di equilibri.

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