Rassegna Stampa

Virtus Segafredo Bologna, coach Banchi a tutto campo: “Settembre è stato un mese surreale e indimenticabile. Spero di essere degno dei predecessori che sono stati qui”

L’allenatore bianconero è stato intervistato su “Il Foglio”

Luca Banchi

In una lunga intervista concessa a Umberto Zapelloni su “Il Foglio”, il coach della Virtus Segafredo Bologna ha raccontato il suo legame a doppio filo con il suo predecessore sulla panchina bianconera, Scariolo, ad inizio anni ‘90: “Sergio è stato il primo ad offrirmi di fare il grande salto. Lo avevo conosciuto ad un corso allenatori dove ero stato il suo miglior allievo e lui mi disse che avevo le caratteristiche per farlo come lavoro. Quando divenne capo allenatore a Pesaro mi chiese di far parte del suo staff. Presi un treno e andai a Pesaro. Credevo di sognare. Mi offriva di lavorare con lui, con gente come Costa, Magnifico, con una squadra che aveva vinto lo scudetto e sarebbe andata al McDonald's open a confrontarsi con la Nba. Tutto quello che sognavo era lì a portata di mano, ma non accettai. Ebbi la forza di dire: forse è troppo per me. Ho preferito restare con le giovanili del Don Bosco a Livorno con cui poi vinsi tre scudetti juniores e fui chiamato a fare il capo allenatore. Non so se ho fatto bene…”.

Poi si è passati comunque all’attualità: “Settembre è stato un mese surreale che potrei anche definire indimenticabile, ma nello sport come nella vita dobbiamo essere pronti a tutto. Ci ho pensato un po’, prima di venire alla Virtus. Mi sono confrontato con la famiglia. Ho ancora un contratto fino al 2025 con la Lettonia e una stagione da più di 80 partite tra campionato ed Eurolega con la Virtus mi avrebbe stravolto la vita. Anche perché so bene le ambizioni del club e della proprietà. Mi sono dovuto guardare dentro e capire di essere pronto. Il cuore spingeva in una sola direzione, ma queste scelte vanno fatte anche con un briciolo di raziocinio".

“Arrivare dopo Sergio – prosegue Banchi - mi aiuta ad allenare e decifrare la squadra perché lo conosco molto bene, ne condivido molti pensieri, la visione del gioco. La sua pallacanestro ha una struttura molto sofisticata, lui è esigente e io sto lavorando 12 ore al giorno per far funzionare la squadra con staff e giocatori che si stanno impegnando allo spasimo. A me spetta solo di non rallentare il flusso cominciato con Sergio. Questa squadra sarà sempre un po'sua e di Sasha (Djordjevic, ndr). C'è molto di loro, come ovviamente del dottor Zanetti, di Baraldi e di Ronci. Spero di essere degno di tanta qualità”.

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