Protagonista del nuovo episodio di “Passa dal BSMT”, podcast condotto da Gianluca Gazzoli, Ettore Messina si è raccontato a tutto tondo, partendo dal passaggio in gioventù dall’essere giocatore a tentare la carriera da allenatore: “Ho cominciato ad allenare quando avevo 17 anni e mi aveva affascinato colui che mi ha allenato da piccolino, come gestiva il gruppo e ci faceva crescere come persona e come giocatore. Quando Tonino Zorzi mi disse che non sarei mai diventato un giocatore ma che potevo avere una chance come discreto allenatore, a 17 anni mi sono ritrovato ad allenare una squadra di quattordicenni, tra cui c’era mio fratello. MI rivedessi io da fuori non darei mai a uno di 17 anni una squadra di 14enni… ho avuto la fortuna (sia nella carriera da club che in quella della Nazionale) che alcuni dirigenti mi hanno dato delle opportunità quando probabilmente neanche io me le sarei date in quel momento lì. Ad esempio ho allenato la Virtus quando avevo 29 anni, la Nazionale quando ne avevo 33. Quindi tu puoi essere preparato quanto vuoi ma hai bisogno che qualcuno ti dia una possibilità”.
Messina ha avuto modo di confrontarsi in NBA con Kobe Bryant: “Con giocatori del suo calibro, tu vai in palestra con loro… tu Kobe non lo alleni, vai in palestra con lui e lo aiuti a rimanere Kobe Bryant e lui ti aiuta a guidare la squadra e a cercare di fare in modo che quella squadra sia vincente. Devi fare in modo di avere condivisioni con lui, un po’ per la magnitudine di questo personaggi ma anche per il sistema americano molto improntato al peso del giocatore. Quando ero a Los Angeles, viene rinnovato il secondo contratto con i diritti televisivi locali per le partite dei Lakers; uno delle clausole diceva che quel contratto aveva il valore prefissato fino a quando Kobe avesse giocato. C’è quindi un’importanza che va al di là dell’aspetto tecnico del giocatore”.
L’attuale coach dell’Olimpia ha anche un rapporto speciale con Manu Ginobili, che lo ha elogiato nel suo discorso al momento dell’ingresso nella Hall of Fame: “Quando nel suo discorso ha cominciato parlando della sua carriera italiana, ti ringrazia per quello che hai fatto per lui, mi sono veramente commosso… Sono i momenti in cui pensi che la tua carriera sta piano piano finendo e che c’è qualcuno che ti vuole bene, che ti ha accettato con i tuoi difetti e che va al di là della questione sportiva. In questo poi gli americani sono bravi perché la storia la valorizzano molto”.
Tra i tanti temi, Messina ha anche parlato del suo ritorno in Italia nel 2019: “Io ero ancora sotto contratto con San Antonio, avevo fatto l’ennesima ‘interview’ finale per una squadra NBA che però non è andata a buon fine. Ricevo quindi un invito per venire qui a parlare con il signor Armani e il signor Dell’Orco e io consigliai delle linee da seguire soprattutto da un punto di vista organizzativo, delle relazioni ecc. Volevo avere un’ultima parola su tutto per evitare di arrivare in situazioni in cui ci siano dei mancanti allineamenti sull’acquisto dei giocatori. Vuol dire comunque che io ho solo l’ultima parola e che ci sono un insieme di persone che fanno la squadra insieme a me. Se tu sei l’unico punto di riferimento, con altre persone che ti aiutano, anche il giocatore sa perfettamente com’è la situazione. Quindi ho proposto una struttura simile a quella che c’era a San Antonio o al CSKA Mosca. Il signor Armani ha apprezzato la proposta e mi hanno offerto il contrasto; ho subìto, comunque, il fascino di Giorgio Armani e del suo carisma, letteralmente travolgente. Nel futuro? Quando penso sarà il momento farò il presidente dell’Olimpia, come mi hanno chiesto il signor Armani e il signor Dell’Orco. Milano sarà comunque l’ultima tappa della mia carriera”.