Da Capitano di Cantù a Milano, squadra rivale con le occhiatacce dei tifosi. Poi Brescia in cui vive un momento magico che viene bloccato solo dal covid. Poi la Virtus sempre a caccia di grandi successi e dell'Eurolega, arriva uno scudetto ma anche due brutti infortuni. Eppure Abi oggi è un perno portante delle Vu Nere di Banchi e si racconta a Basket Zone. Awudu Abass ci aspetta alla Palestra Porelli, centro di allenamento della Virtus Segafredo Bologna. Lì si è allenato tanto, soprattutto negli ultimi due anni lontano dal basket giocato e si è preparato per questa stagione, pronto alla corte della V.
“Sto bene, il duro lavoro paga. Bisogna aver pazienza, sono stati anni tosti che però mi hanno fatto crescere come uomo prima di tutto. Questa cosa ha fatto sì che io giocassi con più sicurezza e fiducia. Ho passato davvero un periodo buio ma ho sempre avuto una voglia matta di giocare e questo mi ha rinforzato. Devo ringraziare anche quel momento se sto facendo bene”.
Al di là del successo con Venezia nell’ultima di campionato, la Virtus ha attraversato un momento di calo tra campionato Italiano e Europa, come mai?
“Marzo è stato il mese più difficile, c’erano tante partite ravvicinate, tante trasferte e non avevamo il tempo di preparare le partite. Se ci si aggiungono anche un po' di infortuni di giocatori che hanno posizioni molto importanti e il sistema di gioco è basato su di loro, è un problema. Anche per l'allenatore non è stato semplice, non c’è stato un calo ma più semplicemente tante partite ravvicinate non hanno aiutato la nostra preparazione. Secondo me siamo partiti bene, abbiamo avuto davvero una bella preparazione, però fa parte della stagione e bisogna prenderne atto”
Com’è il rapporto con Banchi?
“Con lui il lavoro è partito dalla base, da cose appunto basilari o cose facilissime e poi da quello ha ricostruito la squadra quindi sì, è stato davvero un cambiamento. Dal mio punto di vista non è stato un cambiamento così non è stato traumatico Esatto Non siete solo voi
Abi quest’anno è in scadenza di contratto alla Virtus Bologna, pensa al futuro?
“Io sono uno che sta molto nel presente e voglio puntare a vincere qualcosa di importante, qualcosa che rimanga davvero nelle teste dei tifosi e di noi giocatori come lo scudetto con la Virtus nel 2021, trofeo che non vincevamo da 20 anni. Io son così, poi lascio quelli fuori a parlare del mercato perché il mio pensiero in questo momento è il campo, adesso arriva il momento più bello. Mi sto divertendo a giocare e tutta la mia esperienza che ho preso negli anni sta uscendo sempre di più quindi mi godo il momento”
Un momento importante nella carriera di Abass è stato nel 2021 quando con la Nazionale Italiana è riuscito a vincere il PreOlimpico di Belgrado conquistando il pass per le Olimpiadi di Tokyo 2020. Abi è stato l’ultimo taglio di Sacchetti prima dei Giochi, al suo posto è entrato in azzurro Danilo Gallinari che non aveva partecipato al torneo serbo perché impegnato con la NBA. Com’è stato quel momento?
“Persi mio zio due settimane prima, quindi sinceramente la scelta di non farmi giocare di Sacchetti, non mi ha toccato. Nel senso che ci stava, quello che a me un po' ha dato fastidio, è il fatto che nessuno mi abbia avvisato di persona. Poi ora è tutto a posto, ci siamo chiariti anche con Petrucci. Non è stato il momento più triste, perché la mia testa era con i miei cari, con mio zio quindi. Poi è chiaro è stata comunque una batosta. Quella della gestione del PreOlimpico però, mi ha dato un push incredibile e mi ha fatto pensare di dover dare ancora di più. Poi sono rientrato e mi son fatto male di nuovo però questa cosa me la sono portata dietro e sta uscendo tutta adesso”
Oggi, lo abbiamo detto, Abass veste la maglia della Virtus ma negli anni è passato anche da Milano. All’Olimpia è arrivato dopo anni a Cantù, dove è anche stato capitano. Come hanno preso i tifosi il passaggio ad una squadra rivale?
“Tanti ci sono rimasti male perché ero capitano, sono cresciuto lì, tutti mi vedevano con lo zaino che andava agli allenamenti in pullman e a Cantù ho lasciato il segno. Quando è così e vai dalla squadra rivale è normale che dia più fastidio. A mio parere, tanti non hanno capito la mia scelta. Andare a Milano era anche un'opportunità per aiutare la mia famiglia e in quel momento c'era anche il mio sogno di giocare in Eurolega. Purtroppo per Cantù il ciclo Europeo, quindi appunto la possibilità di giocare quella Coppa, era finito”
Awudu Abass nasce in Italia da genitori ghanesi, ha studiato in Italia, si è formato culturalmente e cestisticamente in Italia eppure, fino a 18 anni non ha potuto ricevere la cittadinanza Italiana, come ha vissuto questo limbo?
“Bisogna cambiare le cose. Ci sono tantissimi ragazzi come me che hanno l’opportunità di fare qualcosa di importante ma devono aspettare 18 anni per poterlo fare con la Nazionale e io credo che sia una cosa sbagliata. Dimmi cosa cambia tra me e il mio caro amico Giovanni, siamo cresciuti insieme, stesso quartiere, siamo sempre andati nei soliti posti, siamo andati alle elementari, medie e superiori insieme, cosa cambia? Perché lui deve avere il passaporto e io no? Perché i miei vengono dal Ghana? Se i miei avessero avuto il passaporto, o se anche solo uno dei due lo avesse avuto, allora sarei stato riconosciuto. Secondo me questa è una cosa sbagliata. Questa però è la legge a me piacerebbe sapere il motivo. Se c'è una motivazione valida per la quale non si vuole cambiare questa regola, allora uno alza le mani e aspetta. Così però io ho perso tante opportunità a livello giovanile con la Nazionale. Solo grazie ai meriti sportivi e con l’aiuto di Cantù e le sue conoscenze, ho avuto il passaporto in 1 mese, quando avrei dovuto aspettare 6 mesi. Sarebbe bello cambiare questa cosa ma la vedo dura”
Abass è musulmano, rispetta e crede moltissimo nella sua religione e pur essendo un atleta professionista, rispetta il Ramadan. Quant’è difficile per un atleta come lui?
“Lo rispetto tutti i giorni tranne il giorno della partita, perché non voglio arrivare troppo stanco e rischiare magari di farmi male, per il resto, lo faccio ogni giorno. Certo, è dura però io ho fede nella mia religione e questa cosa va oltre il fatto di soffrire in campo senza bere e mangiare, è una cosa fattibile. Una lezione che il Ramadan ti insegna è l'importanza del cibo e dell'acqua, e tu davvero dopo Ramadan capisci davvero quanto è importante bere e mangiare, quanta acqua sprechiamo, quanto cibo sprechiamo, se davvero abbiamo bisogno di mangiare 6 volte al giorno. Con Ramadan capisce realmente tutte queste cose”
Awudu Abass si racconta in esclusiva a Basket Zone. L’intervista completa su Discovery Plus e in formato podcast in tutte le principali piattaforme.